Marcello Lonzi è morto a soli 29 anni nel carcere de “Le Sughere” a Livorno. Vi era entrato il 3 gennaio del 2009 per scontare una pena di nove mesi per tentato furto ma l’11 luglio dello stesso anno viene ritrovato morto nella propria cella: il referto del pronto soccorso indica come causa della morte prima il suicidio e poi l’infarto. Alcune foto scattate appena dopo il decesso mostrano il giovane disteso sulla schiena all’interno della cella, un alone di sangue molto chiaro, il volto gonfio, la bocca socchiusa con alcuni denti rotti e tre profondi tagli sul lato sinistro del viso.
Tutto si può pensare tranne che un infarto provochi quelle lesioni mortali.
La madre, Maria Ciuffi, da quel giorno ha cercato di fare luce sulla morte del figlio e dopo le archiviazioni per “morte naturale” da parte della Magistratura, nel 2013 ha presentato una nuova querela con perizie di specialisti che vanno nella direzione opposta al referto della notte della morte di Marcello Lonzi. Nel giugno scorso il Tribunale ha riaperto il caso ordinando nuove indagini e nuove perizie ma il caso rischia di essere nuovamente archiviato.
La segretaria dell’associazione radicale “Il Detenuto ignoto”, Irene Testa, lo scorso 14 novembre ha inviato una lettera ai Presidenti delle Camere mentre due giorni dopo la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui chiede la verità sul caso Lonzi.
Anche Marco Pannella sta affrontando dal 3 novembre scorso uno sciopero della fame a sostegno degli obblighi indicati dal messaggio alle Camere dell’8 ottobre 2013 del Presidente della Repubblica per porre fine alla drammatica situazione della Giustizia e delle carceri italiane.
Proprio per questo, mercoledì 26 novembre, alle ore 11.00 a Livorno davanti al Tribunale in via Falcone e Borsellino si terrà una manifestazione organizzata da Maria Ciuffi affinché il caso non venga archiviato.
Saranno presenti Rita Bernardini (Segretaria di Radicali Italiani),Irene Testa (Segretaria dell’associazione “Il Detenuto ignoto”).
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