Firenze, 06/06: Nella giornata di sabato, un detenuto di 39 anni si è impiccato nel carcere di Massa. E’ probabile che alla base dell’insano gesto ci sia il divieto del tribunale dei minori di vedere i propri figli. Maurizio Buzzegoli e Massimo Lensi, esponenti dell’Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”, hanno dichiarato: <<Non conosciamo le ragioni del divieto, ma questo suicidio sembra maturato all’interno di una situazione di disperazione, ed è indicativo della necessità di riformare uno dei diritti fondamentali per il reinserimento del condannato: il diritto all’affettività. Dagli “Stati Generali delle carceri” (tavoli di lavoro istituiti dal Ministero della Giustizia, ndr) sono emerse numerose proposte di miglioramento per riconoscere, finalmente, l’affettività come un diritto fondamentale: coordinatrice del tavolo dedicato all’affettività è stata Rita Bernardini, ex deputata radicale, che in proposito ha elaborato proposte da subito realizzabili. Attualmente i detenuti che si trovano in istituti lontano dalle famiglie sono il 33 per cento. Spesso gli spostamenti per le famiglie comportano costi o sono impediti dalla presenza di disabili con ovvio sradicamento (anche linguistico) del detenuto dal proprio territorio, dal racconto della vita familiare, dal personale di sorveglianza oltre che da psicologi e assistenti sociali e volontari che ne seguono il percorso di ripensamento individuale e riprogettazione>>.
I due esponenti radicali hanno infine sottolineato che <<la grave situazione degli istituti penitenziari toscani, per quanto possa essere migliorata dal punto di vista del sovraffollamento, non è sicuramente risolta: permangono una serie di violazioni della carta costituzionale e delle normative di adeguamento al diritto internazionale>>.
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