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DAL SITO WEB DEL QUIRINALE:

C o m u n i c a t o
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avvalendosi della facoltà conferitagli dall’articolo 87, secondo comma, della Costituzione, ha inviato un messaggio alle Camere sulla questione carceraria.
Il messaggio, controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, è stato recapitato al Presidente del Senato, Pietro Grasso, e alla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra.
Roma, 8 ottobre 2013
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Di seguito, il testo della Mozione sulle richieste dei Garanti dei Diritti dei Detenuti, approvata oggi (5 novembre) in quarta Commissione Provinciale (Consiglio provinciale di Firenze).

Tale Mozione è stata votata, oltre che dal Consigliere Radicale iscritto al Gruppo Misto Massimo Lensi, che ne era il presentatore, dai consiglieri di Pd, Idv e Rifondazione Comunista, con l’astensione dei consiglieri del Pdl.

Lunedì prossimo la Mozione andrà in Consiglio per il voto definitivo.

Mozione della 4^ commissione consiliare sulle richieste dei garanti dei detenuti

Il Consiglio Provinciale

Denuncia il grave sovraffollamento, le carenze di risorse economiche e di personale di Polizia Penitenziaria e sanitario, lo stato di degrado strutturale in cui versano, a livello generale, gli istituti di pena della Regione Toscana;

Costata, in generale, che i nostri istituti di pena stiano affrontando una fase di profonda regressione che li rende non più aderenti al dettato costituzionale e all’ordinamento penitenziario;
ciò che accade nelle nostre carceri è soltanto l’epifenomeno della ben più ampia e grave situazione in cui versa il nostro apparato giudiziario posto che, attualmente, lo stato della giustizia ha raggiunto livelli di inefficienza assolutamente intollerabili, sconosciuti in altri Paesi democratici, per i quali l’Italia, da anni ed in modo permanente, sconta quella che appare come una situazione di illegalità tale da aver generato numerosissime condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo;

Valuta positivamente tutte le iniziative volte ad assumere provvedimenti, anche di carattere normativo, con il più ampio confronto con le forze politiche, con l’obiettivo di realizzare una riforma davvero radicale in materia di custodia cautelare preventiva, di tutela dei diritti dei detenuti, di esecuzione della pena e, più in generale, di trattamenti sanzionatori e rieducativi, che preveda:

  • la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell’applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell’articolo 280 del codice di procedura penale;
  • l’introduzione di meccanismi in grado di garantire una reale ed efficace protezione, del principio di umanizzazione della pena e del suo fine rieducativo, assicurando al detenuto un’adeguata tutela giurisdizionale nei confronti degli atti dell’amministrazione penitenziaria lesivi dei suoi diritti;
  • l’istituzione a livello nazionale del Garante dei diritti dei detenuti, ossia di un soggetto che possa lavorare in coordinamento e su un piano di reciproca parità con la magistratura di sorveglianza, in modo da integrare quegli spazi che non possono essere tutti occupati in via giudiziaria;
  • il rafforzamento sia degli strumenti alternativi al carcere previsti dalla cosiddetta legge “Gozzini”, da applicare direttamente anche nella fase di cognizione, sia delle sanzioni penali alternative alla detenzione intramuraria, a partire dall’estensione dell’istituto della messa alla prova, previsto dall’ordinamento minorile, anche al procedimento penale ordinario;
  • l’applicazione della detenzione domiciliare, quale strumento centrale nell’esecuzione penale relativa a condanne di minore gravità, anche attraverso l’attivazione di serie ed efficaci misure di controllo a distanza dei detenuti;
  • l’istituzione di centri di accoglienza per le pene alternative degli extra-comunitari, quale strumento per favorirne l’integrazione e il reinserimento sociale e quindi ridurre il rischio di recidiva;
  • la creazione di istituti “a custodia attenuata” per tossicodipendenti, realizzabili in tempi relativamente brevi anche ricorrendo a forme di convenzioni e intese con il settore privato e del volontariato che già si occupa dei soggetti in trattamento;
  • la piena attuazione del principio della territorialità della pena previsto dall’ordinamento penitenziario, in modo da poter esercitare al meglio tutte quelle attività di sostegno e trattamento del detenuto che richiedono relazioni stabili e assidue tra quest’ultimo, i propri familiari e i servizi territoriali della regione di residenza;
  • la revisione del sistema di sospensione della pena al momento della definitività della sentenza di condanna, abolendo i meccanismi di preclusione per i recidivi specifici e infraquinquennali reiterati nonché per coloro che rientrano nell’articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975, sull’ordinamento penitenziario; introducendo, nel contempo, termini perentori entro i quali i tribunali di sorveglianza devono decidere sulla misura alternativa richiesta;
  • la modifica dell’articolo 41-bis della citata legge n. 354 del 1975, sull’ordinamento penitenziario in modo da rendere il cosiddetto “carcere duro” conforme alle ripetute affermazioni della Corte Costituzionale;
  • l’adeguamento degli organici del personale penitenziario e amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi, non solo per ciò che concerne la loro consistenza numerica, ma anche per ciò che riguarda la promozione di qualificazioni professionali atte a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti;
  • il miglioramento del servizio sanitario penitenziario, dando seguito alla riforma della medicina penitenziaria già avviata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008, in modo che la stessa possa trovare, finalmente, effettiva e concreta applicazione;
  • l’applicazione concreta della legge 22 giugno 2000, n. 193 (cosiddetta legge Smuraglia), anche incentivando la trasformazione degli istituti penitenziari, da meri contenitori di persone senza alcun impegno ed in condizioni di permanente inerzia, in soggetti economici capaci di stare sul mercato e, come tali, anche capaci di ritrovare sul mercato stesso le risorse necessarie per operare, riducendo gli oneri a carico dello Stato e, quindi, della collettività;
  • l’esclusione dal circuito carcerario delle donne con i loro bambini;
  • la limitazione dell’applicazione delle misure di sicurezza ai soli soggetti non imputabili (abolendo il sistema del doppio binario) o comunque l’adozione delle opportune iniziative normative volte a introdurre una maggiore restrizione dei presupposti applicativi delle misure di sicurezza a carattere detentivo, magari sostituendo al criterio della “pericolosità” (ritenuto di dubbio fondamento empirico) quello del “bisogno di trattamento”;
  • la possibilità per i detenuti e gli internati di coltivare i propri rapporti affettivi anche all’interno del carcere, consentendo loro di incontrare le persone autorizzate ai colloqui in locali adibiti o realizzati a tale scopo, senza controlli visivi e auditivi;
  • l’istituzione di un’anagrafe digitale pubblica delle carceri in modo da rendere la gestione degli istituti di pena trasparente al pubblico;
  • una forte spinta all’attività di valutazione e finanziamento dei progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, nonché di aiuti alle loro famiglie, prevista dalla legge istitutiva della Cassa delle ammende;
  • la modifica del testo unico sulle sostanze stupefacenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, in particolare prevedendo che anche l’attività di coltivazione di sostanza stupefacente il cui ricavato sia destinato a un uso esclusivamente personale venga depenalizzata ed assuma quindi una rilevanza meramente amministrativa in conformità a quanto previsto dal referendum del 1993;

Il Consiglio Provinciale

Prende atto che il Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, ha indetto un’iniziativa collettiva per denunciare la situazione del carcere al fine di raggiungere la sigla di un protocollo con l’amministrazione penitenziaria e un patto per migliorare la situazione delle carceri;

Prende atto che i Garanti italiani hanno presentato il 10 ottobre u.s., in molte città italiane tra cui Firenze, una piattaforma di richieste precise e puntuali al Parlamento, al Governo e all’Amministrazione Penitenziaria: modifica della legge sulle droghe (L. 49/2006) e abolizione della legge “ex Cirielli” (L. 251/2005), approvazione della legge per l’introduzione del reato di tortura e per l’istituzione del Garante nazionale, approvazione di un piano per l’applicazione integrale del Regolamento penitenziario del 2000 (DPR 230/2000), in modo da garantire condizioni di vita accettabili dentro il carcere;

Prende infine atto che è in corso una mobilitazione di cittadini a sostegno delle richieste del Coordinamento dei Garanti attraverso la forma del digiuno a staffetta;

Ricorda le parole che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dedicato alla questione, richiedendo insistentemente provvedimenti per affrontare la situazione del carcere, definita di “prepotente urgenza”;

Ricorda la mobilitazione di cittadini, forze politiche e associazioni del volontariato a favore di un provvedimento per l’amnistia, dal quale realizzare a una seria riforma della giustizia e del sistema penitenziario in Italia;

Ricorda che nel territorio della provincia di Firenze si trovano cinque istituti di pena di vario livello amministrativo: gli istituti penitenziari di Firenze “Sollicciano” e “Gozzini”, l’istituto penitenziario minorile di Firenze “Meucci”, l’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo e l’istituto a custodia attenuata di Empoli;

Richiama l’enunciato dell’art. 27 della Costituzione italiana nella parte in cui recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”;

Richiama le competenze della Provincia di Firenze in materia di formazione professionale e educazione scolastica; competenze importanti per definire politiche attive sul territorio con la finalità di stabilire un nesso tra Istituti penitenziari e società attraverso un trattamento del detenuto finalizzato alla rieducazione e al reinserimento;

Richiama la legge regionale 69/2009, “Norme per l’istituzione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”;

Ricorda la legge 193/2000, cosiddetta legge “Smuraglia”, approvata con il fine di incentivare la trasformazione degli istituti penitenziari da meri luoghi di permanenza di persone in condizioni di prevalente e permanente inerzia di per sé distruttiva, in soggetti economici capaci di svolgere parte attiva e competitiva sul mercato, anche al fine di autoalimentare le risorse economico-finanziarie necessarie per operare, riducendo così gli oneri a carico dello Stato e quindi della collettività;

Considera gravemente insufficiente l’attuale numero di unità operative di Polizia penitenziaria, alla luce di quanto stabilito con il decreto ministeriale 8 febbraio 2001;

Considera insufficiente anche l’attuale numero di unità amministrative e di educatori presenti all’interno delle strutture penitenziarie della Provincia di Firenze, così come considera deficitaria l’assistenza psicologica, a cominciare da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti;

Valuta il sovraffollamento, la mancanza di spazi, l’inadeguatezza delle strutture carcerarie, la carenza degli organici e del personale civile, lo stato di sofferenza in cui versa la sanità all’interno delle carceri, una situazione contraria ai principi costituzionali e alle norme del regolamento penitenziario impedendo il trattamento rieducativo e minando l’equilibrio psico-fisico dei detenuti, con incremento, nel 2009, dei suicidi e di gravi malattie;

Valuta gravemente la presenza di ostacoli che ancora non permettono alle madri e ai loro piccoli, di età compresa tra zero a tre anni, di scontare la pena detentiva in un luogo diverso dal carcere nonché ad istituire le case famiglia protette, al di fuori delle strutture penitenziarie;

Il Consiglio Provinciale

 Aderisce all’iniziativa del Garanti e approva le richieste presentate richiamate in narrativa e che qui ricorda:

  • modifica della legge sulle droghe (L. 49/2006 cd “Fini-Giovanardi”)
  • abolizione della legge cd “ex Cirielli” (L. 251/2005 in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione)
  • approvazione della legge sull’introduzione del reato di tortura
  • approvazione della legge sull’affettività in carcere
  • approvazione dell’istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti dei detenuti
  • applicazione integrale del Regolamento penitenziario (DPR 230/2000) per assicurare condizioni di vita dignitose alla popolazione carceraria
  • rifinanziamento della cd legge “Smuraglia” sul lavoro dei detenuti;

Denuncia la trasformazione degli istituti di pena in Italia in veri e propri carceri di contenzione tradendo così lo spirito della riforma penitenziaria del 1975, ispirata a una maggiore umanizzazione della pena, e lo stesso enunciato dell’art. 27 della Costituzione italiana che recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”;

Fa suo l’allarme lanciato dal Garante regionale dei detenuti, Alessandro Margara, il quale denuncia la concreta possibilità, per effetto dei tagli introdotti dalla cd “Spending Review”, della sostituzione con organi di polizia di molti direttori di carcere con il conseguente rischio di cancellare completamente tutte le garanzie previste dall’articolo 27 della Costituzione sul trattamento dei detenuti per il reinserimento sociale”;

Fa sue le parole del Presidente della Repubblica;

Impegna la Giunta

A valutare la possibilità, sentite le Province di Prato e Pistoia, di istituire un Garante Metropolitano per i diritti dei detenuti;

A valutare altresì la possibilità di coadiuvare il Consiglio e la sua Presidenza al fine di convocare, come previsto da una precedente mozione consiliare, una riunione straordinaria del Consiglio provinciale di Firenze all’interno di uno degli istituti di pena sul territorio entro la fine del corrente anno;

Impegna la Presidenza del Consiglio Provinciale

A inviare il testo della presente mozione al Ministro della Giustizia del Governo della Repubblica italiana, alla Presidenza della Regione Toscana, ai Sindaci di Firenze, Montelupo ed Empoli, al Garante regionale per i diritti dei detenuti, al Garante per i diritti dei detenuti di Firenze, agli operatori del volontariato carcerario.

Il Presidente della 4^ Commissione Consiliare

(Maurizio Cei)

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