Dichiarazione di Luca Maggiora, responsabile dell’Osservatorio Carcere della Camera Penale di Firenze, e Massimo Lensi, associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”.
Il caldo torrido non accenna a diminuire a Firenze. L’altro giorno il museo degli Uffizi ha chiuso al pubblico per la rottura dell’impianto di aria condizionata e da oggi i cantieri della tramvia sospenderanno i lavori dalle 12 alle 17. E a Sollicciano, in carcere? Niente o poco più. Detenuti, agenti, operatori e volontari sono sotto scacco, dentro il forno dell’esecuzione penale.
Il carcere è trattato come se non facesse parte del tessuto cittadino, un buco da cui il territorio urbano e metropolitano paiono volersi dissociare. Quando qualcosa non funziona in un plesso scolastico o in un ospedale si muovono le istituzioni, i sindacati e la società civile. Il carcere, invece, è un non-luogo, esiste ma allo stesso tempo non esiste e le condizioni di vita delle persone recluse raramente sono argomento di lotta politica; al più diventano materiale per convegni e dibattiti.
Il carcere interessa a pochi. Ma è importante ricordare che le condizioni detentive sono lo specchio in cui uno stato di diritto si rivela, senza poi dimenticare che le attività educative e le iniziative volte al reinserimento sociale funzionano bene solo nel rispetto della dignità della persona. Per questa ragione ci rivolgiamo al sindaco di Firenze, Dario Nardella, affinché visiti al più presto l’istituto di Sollicciano proprio per evitare il rischio – da cui già Giovanni Michelucci metteva in guardia – che il carcere non sia compreso né come concetto né come luogo della città.
Rispondi