Firenze, 19 settembre 2017. La visita del Dalai Lama a Firenze offre la possibilità alla politica italiana, e non solo, di abbandonare le mistificazioni e dare gambe forti alla richiesta di una genuina autonomia amministrativa della regione del Tibet, da tempo avanzata dal Governo tibetano in esilio, riportando la difesa dei diritti della persona al centro della propria azione. La Cina è, infatti, un fondamentale partner commerciale per numerosi Paesi democratici e aziende multinazionali. Non stupisce quindi che i diritti umani siano finiti nel dimenticatoio delle pratiche burocratiche delle organizzazioni internazionali e nei resoconti di qualche convegno tematico. A distanza di 58 anni, la tragedia del popolo tibetano è ancora viva, ma lontana la soluzione. Il XIV Dalai Lama continua a invocare l’autonomia amministrativa del Tibet all’interno della Repubblica popolare cinese. Una soluzione che, in estrema sintesi, può essere riassunta nella richiesta di maggiore democrazia in Cina, un Paese che ha allargato le libertà economiche senza garantire allo stesso tempo quelle civili. La richiesta del Dalai Lama dovrebbe perciò divenire patrimonio politico delle istituzioni dei Paesi democratici, troppe volte impaurite e sottomesse alla prepotenza economica della Cina.ù
Per queste ragioni i radicali fiorentini dell’Associazione Andrea Tamburi hanno deciso di dare il benvenuto a Firenze al Dalai Lama di fronte al luogo simbolo delle istituzioni cittadine: Palazzo Vecchio. Per dare un piccolo ma significativo contributo affinché la diluizione etnica del popolo tibetano e la distruzione sistematica di una cultura millenaria portatrice di una vocazione, anche politica, nonviolenta venga interrotta dalla comunità internazionale.
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