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Posts Tagged ‘rita bernardini’

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Giovedì 8 settembre alle ore 18.45 presso la Festa nazionale di Liberazione (Giardini dell’Obihall, lungarno Aldo Moro nr. 3 – Firenze) si terrà una conferenza sulle esperienze di legalizzazione della cannabis con Maurizio Acerbo (segreteria nazionale PRC), Osvaldo Giovannini(Comunisti in erba), Tommaso Grassi (consigliere comunale del gruppo “Firenze riparte a Sinistra”) , Luca Marola (autore di “Legalizzare con successo”). Introduce e coordina Monica Sgherri (Segreteria nazionale PRC).
All’ incontro parteciperà RITA BERNARDINI.
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Firenze, 08/03/2016: Si sono conclusi sabato scorso a Firenze i lavori del XVI Congresso dell’Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”. Il Congresso ha approvato all’unanimità (con un astenuto) una mozione generale con la quale si delinea l’impegno dei radicali fiorentini per i prossimi 12 mesi:

1) incentivare il percorso per superare definitivamente l’OPG di Montelupo Fiorentino;

2) attivare il processo politico e amministrativo per chiudere il carcere di Sollicciano e procedere alla decarcerizzazione dei detenuti attraverso l’esecuzione penale esterna e le forme alternative alla carcerazione;

3) verificare che la realizzazione della Rems di Volterra non si trasformi in una realizzazione de facto e de iure di un nuovo mini-OPG;

4) realizzare anche a Firenze l’Istituto a custodia attenuata per madri detenute così come previsto dai numerosi documenti siglati dagli enti impegnati nella sua realizzazione;

5) organizzare a Firenze eventi politici per l’avanzamento della campagna politica per la richiesta di codificazione del diritto umano alla conoscenza;

6) organizzare una campagna politica per la distribuzione della cannabis terapeutica in Toscana anche utilizzando gli strumenti della disobbedienza civile e verificando l’applicazione della legge regionale e del suo regolamento esecutivo;

7) verificare la possibilità di partecipare a iniziative, in sede nazionale, per una nuova legge elettorale per l’elezione degli organi della Città Metropolitana e continuare a monitorare l’attività della Città Metropolitana di Firenze;

8) organizzare una assemblea pubblica a Firenze con Marco Pannella all’interno della campagna per la codificazione del diritto umano alla conoscenza;

9) organizzare una campagna politica per denunciare la legge Remaschi invitando i cittadini toscani a difendere i propri territori e difendersi dall’assalto venatorio; a questo proposito invita il Direttorio ad aderire alla campagna #scacciamoli per una riforma in senso liberale della legge nazionale sulla caccia;

Il Congresso, tenutosi presso lo Starhotel “Michelangelo” , ha registrato una buona partecipazione  da parte di iscritti e simpatizzanti radicali toscani.

Ai lavori ha partecipato l’ex deputata radicale Rita Bernardini. Sono intervenuti la direttrice dell’istituto penitenziario di Firenze ‘Mario Gozzini”, Margherita Michelini’, la consigliera della FIAB, Marina Brizzi, e Bernardo Fallani, assessore al Comune di Pelago.
 
La mozione generale approvata prevede l’istituzione di un Direttorio al quale, inizialmente, vi prenderanno parte le cariche dell’Associazione elette negli ultimi cinque anni: Valentina Piattelli, Massimo Lensi, Maurizio Buzzegoli, Emanuele Baciocchi, Maurizio Morganti, Massimiliano Fontani.
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Questa mattina, i radicali dell’associazione Andrea Tamburi di Firenze, hanno manifestato di fronte al carcere di Sollicciano per denunciare le gravi carenze strutturali dell’edificio e chiederne la chiusura immediata.

Se un ospedale fosse ridotto così male da temere per la salute e l’incolumità dei malati e degli operatori cosa faremmo? Ne chiederemmo la chiusura immediata e il trasferimento di degenti e personale in una struttura adeguata. Similmente ci comporteremmo se ad essere pericolosi fossero un plesso scolastico o un qualsiasi edificio pubblico. Comportamenti differenti ci apparirebbero strani, addirittura scandalosi. Perché dunque si esita se l’edificio in questione è un carcere? Nel caso del carcere di Sollicciano non ci sono alternative ragionevoli alla chiusura. I detenuti e il corpo di polizia penitenziaria sono invece costretti a convivere con troppi, e troppo gravi, malanni dell’istituto. Danni strutturali, infiltrazioni di umidità, ricorrenti infestazioni di topi e piccioni, gelo in inverno con il riscaldamento che si blocca per settimane e caldo torrido in estate senza possibilità di ventilazione o riparo, assenza di acqua calda sanitaria, cucine fortemente sottodimensionate, carenze igienico-sanitarie per dir solo le cose più gravi. Ecco, questa è la situazione all’interno della quale si svolge l’esecuzione di pena a Sollicciano. Una pena nella pena, che rallenta il già difficile percorso di riabilitazione e reinserimento sociale del detenuto e lede diritti fondamentali di detenuti e lavoratori, come quello costituzionale alla salute.

A questa situazione diciamo basta. Il carcere di Sollicciano è in condizioni tali da prospettarne solo la chiusura e la conseguente dismissione. E’ un complesso di edifici non riparabili, uno dei peggiori in Italia. Un vero assurdo penale.

Chiudere Sollicciano non significa però trasferire i detenuti in altri istituti di pena. Significa, all’opposto, avere il coraggio necessario per applicare le leggi che regolano i procedimenti di decarcerizzazione. Significa investire nella magistratura di Sorveglianza, nell’esecuzione penale esterna e nelle misure alternative all’esecuzione intramuraria. Significa avere a cuore la dignità delle persone, e tutelare i loro diritti inviolabili. Significa investire nella rieducazione e nella riabilitazione sociale. Significa, in altre parole, vivere in un paese civile che rispetta le leggi che si è dato.

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Dichiarazione di Massimo Lensi e Maurizio Buzzegoli, presidente e segretario dell’Associazione radicale di Firenze “Andrea Tamburi”.

Firenze, 07/01: “E’ proprio vero: il pianeta carceri è un mondo a parte. Nascosto e impenetrabile. Solo dopo la visita natalizia al carcere fiorentino di Sollicciano della delegazione radicale guidata da Marco Pannella e Rita Bernardini sono venuti a galla tutti i problemi: strutturali e infrastrutturali. Docce marmate, vitto scadente, riscaldamento assente, infiltrazioni: in altre parole problemi inerenti alla dignità di chi vi deve operare e del condannato nello svolgimento dell’esecuzione di pena. Pena, che, ricordiamo, dovrebbe essere finalizzata al reinserimento sociale e non a forme più o meno indirette di vendetta sociale mediante trattamento inumano e degradante.

Non sta a noi risolvere questi problemi; il nostro compito è quello di indicare una via percorribile e condannare il giochino del rimpallo di responsabilità a cui stiamo assistendo. Nascondersi dietro a un dito non è dignitoso quando è in gioco uno degli aspetti più delicati del nostro vivere civile.

Noi chiediamo semplicemente che il carcere di Sollicciano venga chiuso e dismesso. Questo non vuol dire che i detenuti debbano essere trasferiti in altre strutture penitenziarie aggravando così  il problema strutturale del sovraffollamento. Chiediamo piuttosto che si presti attenzione a un veloce processo di decarcerizzazione, coinvolgendo la magistratura di Sorveglianza e rafforzando il UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna). Un processo che può essere realizzato dando concreta attuazione al sistema dell’esecuzione penale esterna, previsto nel nostro ordinamento, come misura alternativa alla detenzione. Un sistema di “probation”  già presente in numerosi Paesi europei (Regno Unito, penisola Scandinava, Belgio, Francia, Austria, Portogallo, Germania).

Chiediamo inoltre che nell’immediato sul carcere di Sollicciano si formi un tavolo di coordinamento straordinario con tutti i soggetti coinvolti: dalla direzione dell’istituto fiorentino agli enti locali, dall’associazionismo carcerario alla regione Toscana.

Affinché di Sollicciano non ci si dimentichi, noi radicali fiorentini intanto diamo un primo appuntamentoo. Sabato alle ore 11 saremo di fronte alla presidenza della Regione Toscana in piazza Duomo per chiedere che sia finalmente realizzato anche a Firenze l’istituto a custodia attenuata per madri detenute (ICAM). Promesso nel 2010 e mai portato a termine.”

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